
Nella sua massa porta i segni di chi ha voluto fermarlo; ora giace immobile e muto, ignaro della gravità di ciò che ha compiuto.
Sembra non esserci risposta alle domande che si riassumono in un semplice "perché?".
Eppure qualcosa ci dice che un bandolo della aggrovigliata matassa ci deve pur essere.
Qualcosa è saltato, da tempo ormai si è innescato un processo perverso in cui nessuno si riconosce, ma che pure ci appartiene.
Giovani sbandati che diventano prede, bombe da scagliare contro innocenti, guidati da organizzazioni perverse.
Giovani ormai persi che cercano un riscatto. Con insensati gesti ricercano il senso del loro esistere.
Usano la morte quasi a voler segnare la loro vita.
E' forse da lì che occorre ricominciare: dal senso della vita che non riusciamo più ad affermare.
Troppi i soli, i depressi, gli scoraggiati, gli emarginati, i rancorosi, i disperati, gli sbandati, i violenti.
Ancor prima del rispetto, manca il riconoscimento dell'altro, il senso di reciprocità.
Ascolto, accoglienza, accettazione, amore sono all'inizio dell'alfabeto. In una società che ha dimenticato il valore intrinseco della vita, della formazione, della cultura, sembra non esistere più l'A,B,C dell'esistenza: semplici regole da cui poter ripartire.


Lo dobbiamo a tutti quelli che hanno perso la vita e a chi profondamente segnato dovrà riprendere il proprio cammino.
Solo insieme, unendo le forze, potremo portare un'energia nuova e costruire un nuovo mondo.
Noi dell'Aisu ne siamo convinti.