giovedì 4 giugno 2015

AISU nel mondo: dal Nepal

Gambhir è un amico dell'associazione Aisu e vive a Kathmandu.
Subito dopo il terremoto lo abbiamo contattato e ci ha raccontato il loro terrore e il loro dolore.
Prima di capire e decidere il da farsi come associazione, alcuni di noi hanno pensato di inviare un aiuto per far fronte all'emergenza.
Oggi abbiamo ricevuto le fotografie degli amici nepalesi che ci ringraziano perché con il nostro piccolo contributo, hanno potuto allestire 15 rifugi.
Abbiamo detto loro che non li abbandoneremo e che continueremo ad aiutarli in questa faticosa ripresa.
Aisu invita le associazioni e i cittadini ad unirsi e collaborare per poter organizzare la raccolta di fondi.
Chi fosse disponibile può scrivere all'associazione

info@aisuversoitaca.it




















lunedì 10 novembre 2014

Un progetto di comunicazione e sensibilizzazione ecologica in Camerun










Il diritto all'acqua

Il consumo di risorse del pianeta è avvenuto in modo molto sbilanciato: attualmente 805 milioni di persone (dati FAO 2012-2014) sono sotto-alimentate mentre più di 1 miliardo sono sovrappeso o addirittura obese.
E, invece, i Paesi ricchi si accaparrano la terra e l’acqua dei Paesi più svantaggiati.
Potremmo salvare il pianeta e garantire il benessere di tutta la popolazione umana cambiando dieta, stile di vita e combattendo le disuguaglianze. Anche la produzione di biomasse per biocombustibili concorre all’accaparramento di terre e acqua e sottrae cibo e acqua alle popolazioni locali.
Da quando si è scoperto che i biocombustibili sono il sostituto più economico del petrolio, è iniziata la corsa alle piantagioni di cereali e canna da zucchero per fare etanolo e di palma e altre piante oleose (ad es. Jatropha curcas) per il biodiesel.
l’Unione Europea per il 2020 ha fissato un obiettivo del 10% di rinnovabili sul totale dei carburanti impiegati in mobilità ma la maggior parte dei biocombustibili vengono prodotti da piantagioni coltivate altrove.
CONTRADDIZIONE ECOLOGICA
Ricercatori dell’Università di Leeds hanno calcolato che conviene riforestare invece di produrre biocarburanti. In 30 anni si ridurrebbero le emissioni di CO2 da 2 a 9 volte.
Con la terra necessaria per fare il pieno a un’auto familiare si potrebbe sfamare un bambino per 200 giorni. Una delle zone più vulnerabili ai cambiamenti climatici in atto è il Sahel. Se viene praticata agricoltura intensiva (in seguito al land grab) il suolo andrà incontro a desertificazione compromettendo il futuro delle popolazioni locali.